Questo articolo è il frutto di un lavoro autonomo di approfondimento fatto dal giovane giornalista pontino Andrea Drudi. Purtroppo questo lavoro non è mai stato pubblicato sulla stampa locale a causa della chiusura del quotidiano su cui scriveva Drudi. Per sua gentile concessione lo pubblichiamo sul nostro blog.
Biogas,
un’opportunità per rilanciare l’agricoltura pontina
Viaggio
all’interno dell’Agri Power Plus, tra energia, coltivazioni
all’avanguardia e sviluppo del territorio
Di Andrea Drudi
Il
biogas è diventato negli ultimi mesi un argomento molto sentito di
dibattito tra associazioni ambientaliste, cittadini e amministratori
locali, ma al di là dei discorsi generici e poco chiari su cosa sia
effettivamente e se sia pericoloso non se ne sà molto. Per fare
chiarezza e capire che tipo di produzione sia è necessario fare
un’attenta analisi di cosa sia una centrale a Biogas e che tipo di
impatto abbia sul territorio. Per questo è stata presa in esame
l’azienda agricola Agri Power Plus di borgo Bainsizza proprietaria
di un impianto a biogas entrato in funzione a Novembre 2011 che
produce annualmente 6.700.000 KWh termici che vengono utilizzati per
il riscaldamento delle serre dell'azienda di Selecta Italia del
Gruppo Selecta World, oltre a circa 7.800.000 KWh elettrici che
vengono invece ceduti alla Rete Elettrica Nazionale.
L’impianto
fondamentalmente funziona come un grande allevamento zootecnico che
emula il processo naturale della digestione dei ruminanti. Il biogas
è infatti ricavato dal processo di digestione anaerobica di matrici
ad elevato contenuto organico, come materiali di derivazione agricola
quali insilati di mais, triticale, orzo, lolietto, erbai, nonché
effluenti zootecnici e sottoprodotti organici dell’industria
agro-alimentare non dannosi per la salute umana. Il processo di
fermentazione avviene in vasche chiuse denominate digestori dove, in
assenza di ossigeno, si produce del biogas (costituito principalmente
da metano) per alimentare l’impianto di cogenerazione che a sua
volta produce calore ed energia elettrica: la stessa fermentazione
che avviene in natura quando i prodotti vengono lasciati a
decomporsi.
Il
materiale di risulta del processo di fermentazione è il digestato:
una sostanza organica, inodore, che contiene elementi importanti per
la fertilizzazione dei campi come l’azoto, il fosforo ed il
potassio. Un prodotto utilizzato per arricchire di elementi nutritivi
i terreni da coltivare, terreni che con l’utilizzo intenso dei
concimi chimici hanno perso gran parte delle sostanza organica;
recentemente il digestato è stato autorizzato anche dalla Comunità
Europea per l’utilizzo nelle colture biologiche.
L’impianto
rispetta tutti gli standard previsti dalla legge per tutelare la
salute dei cittadini e dell’ambiente e come spiegato da Lamberto
Gravina, presidente e amministratore delegato di Agri Power Plus:
“noi operiamo rispettando tutte le regole, inoltre i nostri
cancelli sono sempre aperti, chiunque può farci visita e toccare con
mano il nostro modus operandi, sentire con le proprie orecchie i
“rumori”, e con il proprio naso, gli “odori”. L’energia
rinnovabile prodotta dall’impianto (elettrica e termica) da il suo
“piccolo contributo” al nostro paese per ridurre i consumi da
fonti fossili (gas e petrolio), ormai sempre più prossime ad
esaurirsi, causa inoltre dei gravi cambiamenti climatici che
osserviamo negli ultimi anni; questa energia consente inoltre di
ridurre la dipendenza italiana dai grandi produttori esteri (vedi
..Russia, Libia ed altri)”.
Per
comprendere realmente il lavoro dell’Agri Power Plus bisogna fare
anche un giro per le campagne circostanti l’impianto che una volta
erano nel pieno dell’attività agricola, ma che adesso a causa
della crisi del settore sono sempre più incolte.
Proprio
grazie al biogas infatti diversi terreni stanno tornando ad essere
coltivati e cosa molto importante anche con metodi di coltivazione
all’avanguardia che non prevedono le classiche lavorazioni agricole
quali l’aratura, la morganatura e l’utilizzo degli erpici rotanti
che notoriamente richiedono tanto carburante e quindi tante
emissioni, ma necessitano solo di particolari seminatrici che, in un
solo passaggio, consentono di seminare sui terreni non lavorati con
un enorme vantaggio dal punto di vista ambientale ed economico.
Nel
complesso l’Agri Power Plus con l’energia elettrica e termica
prodotte porta ad una riduzione diretta delle emissioni di anidride
carbonica in atmosfera di circa 7.700 tonnellate l'anno, cui vanno
sommate le emissioni risparmiate per effetto del mancato utilizzo di
fertilizzanti chimici che, come noto, sono fortemente climalteranti.
Dal punto di vista ambientale l’azienda è costantemente
monitorata, infatti come spiegato dallo stesso Gravina “i controlli
sulle emissioni vengono fatti due volte l’anno, inoltre l'Arpa può
farci visita a sorpresa quando vuole”. Nel caso del controllo ad
aprile 2014 in cui è stato trovato un valore lievemente fuori norma
nelle emissioni in atmosfera (NOx), bisogna specificare che il
cogeneratore andava a circa il 60% della sua potenza nominale, in
quanto stavamo cambiando la ricetta perché avevamo terminato gli
insilati di mais, per cui è stata effettuata la misura sul motore
che in quel momento andava sottoregime e che è stato forzatamente
spinto al 100%. I risultati non potevano che essere inattendibili.
Abbiamo infatti ri-effettuato a nostre spese tutti i controlli sia
subito dopo l’evento che recentemente e tutti i valori risultano
perfettamente nella norma. In ogni caso da allora monitoriamo
bimestralmente le emissioni”. “Recentemente abbiamo inoltre
adottato un nuovo sistema di ricircolo delle acqua reflue aziendali
che vengono utilizzate nel processo di produzione del biogas,
eliminando completamente alcun tipo di scarico”.
L’azienda
infine è molto attenta nel comunicare le proprie iniziative e la
vita operativa dell’impianto: ultimo recente esempio, l’intervento
di manutenzione straordinaria, necessario dopo le prime 25.000 ore di
funzionamento, per effettuare il quale è stato spento il
cogeneratore per circa due settimane.
Nella
società moderna c’è un crescente bisogno di energia che
indubbiamente ha un impatto sull’ambiente, ma utilizzando metodi di
produzione come il biogas con i più elevati standard qualitativi si
può notevolmente ridurre il livello di emissioni creando allo stesso
tempo nuove opportunità di sviluppo del territorio, aiutando in
maniera importante la bilancia dei pagamenti del nostro paese: il
solo impianto di Agri Power Plus produce energia elettrica e termica
“totalmente italiana” equivalente all’energia producibile da
oltre 2.400 tonnellate di petrolio acquistate dall’estero.
L’impatto
dell’Agri Power Plus sul territorio pontino
Per
produrre il biogas la centrale di Bainsizza impiega circa 22 mila
tonnellate all’anno di biomasse, di cui 70% costituito da insilati
di cereali (mais, sorgo, triticale, orzo e avena) ed un 30% da
sottoprodotti dell’agricoltura. I cereali sono prodotti in massima
parte dalla stessa Agri Power Plus su circa 120 ettari di terreni
situati nei pressi all’impianto stesso, entro un raggio di circa 12
km. Si tratta di terreni che, a differenza di quanto si crede, non
sono stati sottratti ad altre colture, anzi sono stati resi di nuovo
coltivabili. Infatti la stragrande maggioranza dei terreni affittati
si trovavano in stato di abbandono già da diversi anni a causa della
difficoltà in cui si trova il settore agricolo ed anche perché si
tratta di terreni poveri non particolarmente adatti alla coltivazione
intensiva. “Il mais che produco per l’Agri Power Plus non sottrae
assolutamente terreno ad altre colture dedicate al consumo umano,
anzi per me è un’opportunità di lavoro importante”, spiega un
rappresentante della ditta Eredi Bressan, uno dei contoterzisti per
l’agricoltura del territorio.
Un’altra
parte dei cereali necessari ad alimentare l’impianto vengono
acquistati direttamente dagli agricoltori locali che trovano così un
nuovo acquirente sicuro alle loro produzioni. “In un periodo di
crisi profonda coltivare mais o triticale per il biogas è un traino
importante per la mia azienda”, spiegano Silvano Bressan e
Costantino Marasca, due agricoltori locali che producono biomassa
proprio per Agri Power Plus.
I
sottoprodotti agricoli, vengono invece forniti da aziende e industrie
alimentari anch'esse site nelle vicinanze dell'impianto a Biogas. Una
parte del lavoro dell’azienda consiste inoltre nella ricerca di
terreni attigui all’impianto in modo da cercare di arginare il
fenomeno frequente delle micro aziende, promuovendo accordi tra i
diversi proprietari di terreni limitrofi frazionati, principalmente a
causa delle successioni ereditarie, per ricostituire dei lotti
sufficientemente estesi per essere economicamente convenienti da
coltivare. Agri Power Plus poi li affitta per averli nella propria
disponibilità, come ad esempio il terreno di proprietà della
famiglia Vallerani (quattro proprietà diverse) che, grazie al
contratto di affitto stipulato con l’azienda di Bainsizza, oltre ad
aver risolto il problema di un lotto da tenere in ordine, ha anche
dei ricavi significativi. Tiziana Vallerani ci ha detto: “Grazie a
quest’azienda adesso ho un terreno curato e che mi genera una
rendita; la coltivazione infine non mi crea disagio ed ha un impatto
molto basso sulla nostra vita quotidiana”. In conclusione le
piccole aziende di produzione del biogas, come l’Agri Power Plus
per essere efficienti e sostenibili devono rispettare alla lettera la
regola della filiera corta in modo da avere un impatto positivo e non
invasivo per l’economia del luogo.
Il
biogas in Italia è un nuovo modo di fare agricoltura
In
Italia ci sono oltre 1.200 impianti a biogas già attivi che possono
potenzialmente coprire il 10% del fabbisogno energetico nazionale e
garantire, oltre alla produzione elettrica e termica, fertilizzanti
naturali e biocarburanti interamente made in Italy utilizzando una
tecnologia pulita e sicura. Non bisogna infatti dimenticare che ogni
tonnellata di digestato che viene utilizzata per ammendare i terreni,
contribuisce a ridurre, oltre alle emissioni in atmosfera, anche il
consumo dei carburanti fonti fossili necessari per la fabbricazione
dei fertilizzanti chimici comunemente utilizzati.
Negli
ultimi 5 anni il numero di impianti a biogas in Italia è cresciuto
del 490%, mentre la potenza installata è aumentata del 267,4%,
raggiungendo gli 8 mila GWh: il 10,45 per cento dell'energia
elettrica totale prodotta da fonti rinnovabili. “Il biogas agricolo
- spiega Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas - si
basa su una forte sinergia tra il settore agricolo e quello
industriale, rappresentato da operatori prevalentemente italiani.
L'impresa agricola assumerà il ruolo di una “biogas refinery”:
attraverso i principi del biogas fatto bene, l'imprenditore agricolo
sarà in grado di produrre energia elettrica, termica, biocarburanti,
bio plastiche e fertilizzanti, valorizzando i reflui e gli scarti
d'agricoltura". Il GSE, Gestore dei Servizi energetici, e il
Consorzio Italiano Biogas, hanno di recente sottoscritto un
protocollo di intesa che consolida il rapporto di collaborazione
esistente da tempo tra i due enti e che ha contribuito alla rilevante
crescita del settore negli ultimi 5 anni. L'Italia, con oltre 1200
impianti e una potenza installata di circa mille MWh, è infatti il
secondo mercato europeo dopo la Germania nel settore del biogas. Se
confrontato con le altre bioenergie, il biogas presenta una serie di
punti di forza, tra cui l’elevato rendimento energetico (per
esempio rispetto a caldaie e motori a olio vegetale) ed elettrico
rispetto al consumo totale di energia (35-40%) e per ettaro
coltivato. Inoltre è una fonte energetica che impiega una vasta
gamma di materie prime e di residui di produzione agroalimentare e
può essere purificato in metano ed essere immesso nella rete del gas
o utilizzato come carburante nei trasporti. Proprio per l’abbondanza
di matrici utilizzabili, infatti, il metano da biogas è oggi
l’unico biocarburante che potrà consentire all’Italia di
raggiungere l’obiettivo del 10% di carburanti alternativi al 2020,
imposto dalla direttiva UE sulle Fonti Rinnovabili.