lunedì 14 aprile 2014

Nota sul completamento del deposito di scorie nucleari a Borgo Sabotino.

Prosegue il decommissioning ma ancora tanti dubbi sul futuro del sito di B.go Sabotino.

Il completamento del deposito di scorie nucleari nell'area della ex centrale di B.go Sabotino rende ancora più urgente l'avvio di un confronto aperto e trasparente sul futuro di questo sito.
Il deposito, è bene ricordarlo, è frutto dell'esigenza di stoccare in sicurezza i residui radioattivi provenienti dalla ex centrale stessa in attesa della costruzione del deposito unico nazionale.
Nel 2009, infatti, a causa delle dure proteste che scaturirono in Basilicata contro la costruzione del deposito di Scanzano Ionico, si rese necessario ridefinire le procedure di decommissioning del sito nucleare di Latina prevedendo la procedura a due fasi e non più lo smantellamento totale fino al rilascio del sito allo stato, in gergo, di “green field”.
La nuova procedura se da una parte prevede lo smantellamento di buona parte della Centrale, d'altra parte non può passare alla fase due senza la disponibilità sul territorio nazionale del deposito unico nazionale, poiché solo allora si potranno stoccare le 2mila tonnellate di grafite che costituiscono il reattore. Questa grafite, infatti, così come il materiale radioattivo riprocessato in Scozia, costituiscono rifiuto nucleare di categoria 3, ossia la più pericolosa e i cui tempi di decadimento radiologico raggiungono le migliaia di anni.
Questo materiale, che in virtù di un accordo internazionale tra Italia e Gran Bretagna è stato ridimensionato a parità di carica radioattiva ad una volumetria di 18 metri cubi, dovrà rientrare entro il 2025.
Ci si chiede a questo punto se sia realistico ipotizzare che entro questa data sarà realmente disponibile il deposito unico nazionale che è la precondizione affinché la procedura di decommissioning di Sabotino sia conclusa e che il combustibile di cui si prevede il rientro fra dieci anni possa essere stoccato con la massima sicurezza in un deposito idoneo a questo tipo di rifiuto.
E' bene ribadire, infatti, che il deposito appena concluso è, e deve essere, finalizzato allo stoccaggio unicamente di rifiuti radioattivi di minore pericolosità.
Su questo punto serve la massima vigilanza di tutti e la massima trasparenza da parte dei soggetti coinvolti.

Alessandro Loreti
Circolo Arcobaleno

Legambiente Volontariato 

mercoledì 2 aprile 2014

Nuovi impianti di biogas a Latina. Alcune considerazioni

Come ormai di consueto ovunque venga presentato un progetto di impianto di biogas ecco che spunta un qualche comitato di cittadini preoccupato per la propria salute e il proprio territorio. La rinascita su questo territorio di una maggiore attenzione rispetto a cio' che ci succede intorno e' sicuramente un buon segnale che fa sperare che in futuro il protagonismo civile diventi sempre piu' consapevole e non si fermi ad occuparsi di interessi localistici ma si ponga problemi di carattere generale, guardando all'interesse diffuso e non particolaristico. 
La discriminante non e' da poco. 
Soprattutto se attraverso la sua azione un comitato riesce (pur non avendo analizzato alcun progetto) ad influenzare il decisore politico che, vale la pena ricordarlo, e' un POLITICO e perciò sensibile al consenso del suo elettorato di riferimento.
E' cosi' che su pressioni del Comitato No Biogas di Latina il Sindaco Di Giorgi si e' affrettato a convocate una Conferenza dei Servizi per discutere del progetto presentato dall'azienda Società Energetica srl. Da quello che si apprende dalla nota pubblicata oggi (02/04/2014) dalla stampa, il Comune ha deciso di sospendere l'iter autorizzativo dell'impianto evidenziando il possibile contrasto con una norma comunale approvata nel dicembre del 2012 per bloccare l'allargamento della discarica di B.go Montello. In questa norma si prescrive che qualsiasi progetto riguardante qualsivoglia impiantistica finalizzata al trattamento di rifiuti, anche di natura organica, debba rispettare il vincolo di essere collocata in una fascia di rispetto di almeno 100 m da abitazioni e che tale area debba prevedere la presenza di (non meglio specificata) "boscaglia". A parte la perplessità in merito a quale funzione avrebbe la "boscaglia" in relazione alla limitazione di eventuali impatti ambientali, che e' cosa da approfondire, e tornando alla questione del biogas della Chiesuola si devono necessariamente fare altre considerazioni. Innanzitutto il DLgs 152/06 in linea con la normativa comunitaria prescrive, anche al fine di limiate e contenere la quantità di rifiuti da smaltire presso le discariche, che si distingua tra ciò che e' "rifiuto" da ciò che e' "sottoprodotto". In particolare l'art. 184 indica per sottoprodotto quella sostanza e quel materiale prodotto nel corso di un ciclo produttivo di cui non era il prodotto finale, e che possa essere reimpiegato a sua volta in un altro ciclo produttivo.
E questo e' appunto il caso delle matrici organiche di scarto prodotte dalle attività agricole e zootecniche. L'impianto della Chiesuola, come tutti gli impianti di biogas agricolo svolgono questa funzione importante. Un sistema insomma "riciclone" che sottrae materia organica dal ciclo non virtuoso dello smaltimento in discarica. 
E' qui che emerge la criticità maggiore rispetto al provvedimento annunciato. Infatti in questi stessi giorni la stampa ha diffuso la notizia che è stato presentato un altro impianto a biogas, questa volta da rifiuti organici ossia FORSU, proposto dalla Indeco, una delle due società che gestiscono la discarica di B.go Montello. Guarda caso i rendering dell'impianto proposto dalla Indeco, pubblicati essi stessi sulla stampa, si rifanno a pennello all'eccezione avanzata dal Comune in relazione all'impianto AGRICOLO della Società Energetica srl: distanza di 100 metri, tanti bei alberelli tutt'intorno..
Il paradosso verso il quale si sta andando e' che, in virtù di questi ed altri cavilli, vengano bloccati impianti di biogas agricolo e che invece passi e venga autorizzato l'impianto della Indeco. Si tenga presente che l'impianto Indeco prevede che in uscita vengano conferiti in discarica, nonostante il ciclo di recupero, ben 15200 ton di rifiuto, senza contate tutta la frazione secca del digestato che nel progetto si prevede di utilizzare per coprire gli invasi gestiti dalla Indeco stessa. Si deve ricordare che quegli stessi invasi sono sorti, come gia' denunciammo in un dossier del 2012, su terreni di proprietà di Michele Coppola cognato di Francesco Schiavone. Si potrebbe aggiungere altro sulla Indeco in relazione, ad esempio, al fatto che è una società appartenente al Gruppo Green Holding fondata da Giuseppe Grossi, ora defunto, arrestato nell'ottobre del 2009 per vari reati tra cui la corruzione e il riciclaggio. Come altro si potrebbe aggiungere sulla discarica di B.go Montello in relazione all'interramento illecito di rifiuti tossici, all'omicidio di Don Cesare Boschin, all'inquinamento della falda acquifera per il quale è sottoposta a procedimento giudiziale la Ecoambiente, socia di LatinaAmbiente, e contro la quale Legambiente Lazio è costituita parte civile. 
Legambiente Latina ritiene che per quella discarica non possa esserci altro futuro se non la definitiva chiusura e l'avvio delle operazioni di bonifica. Per questo motivo, pur avendo in generale un opinione favorevole rispetto a biogas, Legambiente Latina si opporrà a progetti, anche di biogas, funzionali al mantenimento in funzione della stessa a beneficio unicamente di chi al momento la gestisce. Per queste ragioni a nome di Legambiente mi sento di chiedere all'Amministrazione Comunale di:
- valutare attentamente l'applicabilità della norma comunale citata in relazione agli impianti di biogas da sottoprodotti agricoli, che e' bene ricordare rientrerebbero come previsto dall'art 423 della finanziaria del 2006 nelle "attività agricole connesse";
- che, pur rispondendo alle legittime richieste provenienti dal territorio, l'Amministrazione non aggravi in modo eccessivo le procedure autorizzative di impianti di biogas che riconducono la propria attività unicamente alle matrici agricole conferite da aziende agricole e zootecniche locali.
Si sottolinea infatti che alcuni appesantimenti di suddette procedure, come ad esempio l'obbligo della fidejussione ventennale bancaria in luogo di quella emessa da altro ente assicurativo, finisce per favorire proprio i grandi gruppi imprenditoriali e gli speculatori estranei al territorio stesso. 
La proposta che sento di fare a nome di Legambiente è che si istituisca un tavolo di confronto esteso alle associazioni ed ai comitati nonché a tutti i soggetti interessati affinché vengano discussi questi ed altri aspetti della produzione di biogas in modo da definire a livello comunale un regolamento che salvaguardi gli interessi legittimi dei cittadini ma che non mortifichi le aspirazioni di investimento degli onesti imprenditori agricoli del territorio.

Alessandro Loreti
Presidente di Legambiente Latina
Circolo Arcobaleno