COMUNICATO STAMPA
In questi giorni la
commissione urbanistica del comune di Latina, la stessa che sembra
essere molto distratta in merito alle varianti urbanistica che hanno
concesso in questi anni di speculare sul verde pubblico, si appresta
ad approvare un regolamento sullo sviluppo delle energie rinnovabili
sul territorio comunale.
Nulla da obiettare
sull'opportunità di regolamentare lo sviluppo delle fonti
energetiche alternative alle fonti fossili ed al nucleare sul
territorio comunale. Ma regolamentare dovrebbe significare regolare e
guidare nella giusta direzione lo sviluppo sostenibile della nostra
Città.
La bozza di regolamento
presentata in questi giorni in commissione è invece un obbrobrio
dettato evidentemente dall'emotività con cui alcuni cittadini stanno
cercando di contrastare alcuni progetti. Si chiama in gergo sindrome
NIMBY che in inglese significa, traducendolo, “non nel mio
giardino”. Un atteggiamento distruttivo volto a dire “NO!”
a tutti costi contro qualcosa che non si conosce e che non lo si
vuole vicino casa propria.
Le fonti rinnovabili sono
individuate dall'art. 2 Art 2 D.Lgs 28/2011 mutuando la Direttiva
2003/54/CE nel modo seguente “energia
proveniente da fonti rinnovabili non fossili, vale a dire energia
eolica, solare, aerotermica, geotermica, idrotermica e oceanica,
idraulica, biomassa, gas di discarica, gas residuati dai processi di
depurazione e biogas”.
Il
loro sviluppo è una delle sfide più importanti
che si è posta l'Europa ed anche il nostro Paese per affrontare la
gravissima crisi climatica che attraversa il Pianeta e per limitare
l'impiego di risorse esauribili come, appunto, le fonti fossili,
carbone e petrolio in testa, di cui l'Italia ha scarsa disponibilità.
Il regolamento in oggetto
ignora completamente il fatto che la legge nazionale, in linea con le
direttive europee nel settore, sostiene lo sviluppo delle fonti
energetiche rinnovabili considerandolo prioritario e strategico e
prevedendo significative semplificazioni che non ne limitino la
diffusione.
In particolare il D.Lgs.
387/2013 all'articolo 12 comma uno le fonti rinnovabili vengono
definite come “di
pubblica utilità, indifferibili ed urgenti”.
L'impatto
ambientale ambientale delle fonti rinnovabili termiche come biomasse
e biogas di potenza inferiore ai 3MW è considerato ai sensi
dell’allegato IV alla parte V del D. Lgs. 152/06 “ad
emissioni in atmosfera poco significative”.
Il
regolamento che è in corso di discussione presenta, alla luce di
quanto suddetto, molte incongruenze ed illegittimità di carattere
normativo. I presupposti stessi del regolamento sono fuorvianti visto
che all'interno delle materie regolamentate si associano fonti
rinnovabili di vario tipo assieme a fonti non rinnovabili e,
addirittura, a stazioni enemometriche, che nulla hanno a che fare con
la materia che doveva essere regolamentata.
Vengono
inoltre posti dei limiti illegittimi sulla potenza massima degli
impianti, siano essi di biomassa o fotovoltaici, che secondo quanto
scritto non devono superare il 120% del fabbisogno dell'unità
aziendale in cui vengono realizzati, prevedendo che non si possano
realizzare impianti a biomassa superiori ai 200 kw di potenza oppure
impianti fotovoltaici superiori ai 5 KW di potenza nominale! Questi
limiti non sono giustificati da alcuna norma ed il Comune non ha la
competenza per stabilire tali limitazioni.
Ancora
più assurda l'introduzione in questo regolamento urbanistico sulle
energie rinnovabili di limitazioni sulla base della Direttiva Seveso.
Avevamo letto in questi giorni diversi interventi di comitati
ed esponenti politici della necessità di applicare la Direttiva
Seveso per l'autorizzazione di impianti di biomassa e biogas. Mai
avremmo creduto che i tecnici del Comune, che dovrebbero essere
professionisti e competenti in materia, avrebbero introdotto queste
previsioni.
Sulla
base di quanto espresso dall'allegato 2 della Direttiva Seveso,
infatti, le prescrizioni della direttiva stessa si applicano, ad
esempio, nel caso di impianti che usano gas per la produzione
energetica, al di sopra della soglia delle 50 tonnellate di gas.
Impianti
a biogas sui il Comune ha competenza non sono impianti a rischio di
incidenti rilevante ai sensi della direttiva Seveso in quanto
presentano stoccaggi di gas che come peso totale è di gran lunga
inferiore alle 50 tonnellate previste dalla normativa.
Altra
cosa che riteniamo grave ed oggetto di illegittimità è prevedere la
distanza minima di 3 km dai centri urbani come ulteriore vincolo alla
collocazione degli impianti.
Questa
previsione non si giustifica con alcun aspetto di pericolosità degli
impianti a biomassa o biogas ed è illegittima in
quanto l’allegato 3 alla parte IV del DM
10 settembre 2010 precisa al comma d) che l’individuazione di aree
non idonee non può riguardare porzioni significative del territorio
né tradursi in fasce di rispetto non giustificate da specifiche e
motivate esigenze di tutela dell’ambiente, del paesaggio e del
patrimonio storico e artistico. Tale tutela è, comunque, di
competenza regionale.
Come
già successo con l'applicazione illegittima di una norma urbanistica
pensata per limitare lo sviluppo di impianti per la gestione dei
rifiuti ad un impianto di produzione a biomassa agricola di piccole
dimensioni che ha registrato la sospensiva del TAR, il Comune di
Latina, se dovesse approvare tale regolamento, si esporrà
sicuramente ad altre impugnazioni con il sicuro annullamento del
regolamento stesso con danno per le casse comunali.
Speriamo
che, nonostante l'approvazione in commissione, tale regolamento venga
poi bocciato in Consiglio comunale. Lo speriamo perché auspichiamo
che venga effettivamente redatto un regolamento comunale sulle
energie rinnovabili che ne prenda per mano lo sviluppo senza svilirlo
e nullificare il grande potenziale che tutte queste forme di energia
alternativa hanno per il nostro territorio. Riteniamo che di questa
materia debbano occuparsene in modo congiunto non solo la Commissione
urbanistica ma anche la Commissione Ambiente ed Attività produttive.
Ricordiamo, per concludere, che circa un anno fa il Comune ha
approvato un PAES, Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile, che
impegna il Comune a sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili e
l'efficienza energetica al fine di conseguire l'abbattimento delle
emissioni di CO2 in atmosfera, contribuendo così al perseguimento
degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
Il
Circolo “Arcobaleno” Legambiente di Latina