Sentiamo in questi giorni
parlare con annunci entusiasti dell'imminente avvio di una nuova fase
sul fronte della gestione e trattamento dei rifiuti grazie alla
realizzazione di impiantistica di nuova generazione per il
trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati.
Piuttosto di essere
entusiasti e speranzosi per questa “novità” tecnologica,
bisognerebbe prendere atto che la necessità di realizzare nuovi
impianti di TMB rappresenta una grande sconfitta per il territorio.
A guardare, infatti, i
dati relativi al potenziale di trattamento degli impianti esistenti
ed osservando i valori percentuali della raccolta differenziata del
bacino provinciale, ferma al palo del 22%, ci si rende condo che la
soluzione a tutti i mali derivanti dalla non corretta gestione dei
rifiuti è sempre stata una sola: la raccolta “porta a porta” mai
attuata capillarmente nel Capoluogo e solo parzialmente o
tardivamente avviata negli altri comuni della Provincia.
Quella di far credere che
una tecnologia rappresenti il “deus ex machina” della corretta
gestione dei rifiuti è, in ultima analisi, una retorica utile a
stare sulla stampa ma che non aiuta certamente a migliorare la
situazione.
La situazione c'è già,
lo ripetiamo. Si chiama raccolta “porta a porta”. Una soluzione
che in un colpo solo contribuirebbe, non soltanto a ridurre la
quantità di rifiuti indifferenziati da inviare al trattamento
meccanico biologico, e quindi in discarica ed inceneritori, ma
contribuirebbe a migliorare il decoro urbano, a ridurre il peso
fiscale della tassa sui rifiuti determinando un flusso economico
positivo per i comuni, a creare posti di lavoro necessari nelle
operazioni di raccolta e, non ultimo, creare le condizioni per lo
sviluppo per le filiere industriali di recupero e lavorazione della
materia prima seconda.
Affermare che
contemporaneamente alla realizzazione di nuovi impianti, se pure
tecnologicamente avanzati, si debba partire con la raccolta
differenziata spinta è una contraddizioni in termini poiché
chiunque gestisca un TMB sarebbe messo in difficoltà da un
progressivo aumento della raccolta differenziata ed una contemporanea
diminuzione della frazione indifferenziata da trattare.
Di conseguenza, nello
scenario previsto per legge di una raccolta differenziata almeno al
65%, potrebbe succedere che una volta realizzati gli impianti, per
sostenerne i piani di ammortamento, i gestori facciano pressioni
sulla classe politica in Regione affinché arrivino nella Provincia
di Latina i rifiuti da altre provincie, come quella di Roma,
contravvenendo, così, al principio di prossimità sancito per legge.
La crisi nel sistema di
gestione dei rifiuti, non nasce dal nulla, ma da scelte sbagliate,
anche molto recenti, che, ad esempio, sul Comune di Latina hanno
portato ad investire sulla raccolta stradale e non sul “porta a
porta”. A tal proposito speriamo che presto venga pubblicata la
gara per l'affidamento del servizio di raccolta “porta a porta”
così come annunciato dall'Amministrazione comunale.
Intanto, dalla Regione
Lazio, dovrebbero arrivare messaggi non contraddittori in materia.
Circolo Arcobaleno Legambiente di
Latina
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